con
Roberto D'alessandro
e la partecipazione straordinaria di
Eugenio Bennato
Dal 7 al 19 febbraio 2012
Lo spettacolo nasce esplicitamente dall’esigenza di divulgare il contenuto dell’omonimo libro di PINO APRILE. La necessità di far conoscere al maggior numero di persone la storia dell’unità d’Italia, della sua economia, di quanto fin’ora taciuto dalla storiografia ufficiale sugli eccidi compiuti durante la cosi detta “lotta al brigantaggio”, sugli squilibri tra nord e sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, su come di fatto l’unità d’Italia fu un atto di conquista sleale e scorretto da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie.
Se non si ristabilirà la verità su ciò che è accaduto 150 anni fa l’Italia non vivrà mai alcuna pacificazione. La creazione di una supposta e sostenuta minorità Meridionale è l’atto più grave che i fratelli del nord hanno fatto ai danni dei fratelli del sud, ancora esiste a Torino il museo Lombroso, che aveva trovato (a dir suo) il cranio del delinquente naturale vicino Catanzaro. Di come ancora oggi la differenza di trattamento tra nord e sud sia marcata, dell’assenza totale di infrastrutture nel mezzogiorno e della deliberata volontà di mantenere il Sud in una condizione coloniale, poichè questo è stata sin dall’unificazione e da colonia viene ancora trattata. Dalla presa di coscienza si spera poi un risveglio culturale e una riscossa, politica, economica, sociale.La forma teatrale in cui verrà messo in scena questo materiale sarà IL TEATRO CANZONE, in scena ROBERTO D’ALESSANDRO che cura anche l’adattamento teatrale e la regia. Le canzoni sono di E. Bennato, M. Modugno, musiche popolari dell'800. I costumi sono curati da SALVATORE ARGENIO e ANNAMARIA PISAPIA. Allestimento scenico CLARA SURRO. Ufficio Stampa MARIA FABBRICATORE
TESTIMONIAL NO LOMBROSO
La mia fronte è alta, le mie mascelle pronunciate, la mia faccia non è perfettamente simmetrica, dovrò aspettare che ne faranno un controllo post-mortem ma sono certo che anche la mia cresta occipitale sia assente. Sono in tutto e per tutto un tipo lombrosiano, del resto sono nato in Calabria da una famiglia calabrese da oltre 30 generazioni. Le scoperte scientifiche di Ezechia Marco Lombroso hanno avuto sui meridionali gli stessi effetti che la teoria della razza (di cui il pensiero positivista ne fu l’origine) sugli ebrei, lager inclusi. Come possa oggi nel 2011 lo stato italiano accettare l’esistenza di un museo che testimonia le aberranti conclusioni dei vaticini lombrosiani è un mistero. Del resto l’Italia ama i misteri, e fa di tutto per conservarli. Solo in quella Torino dedita al demonio poteva trovare posto un ossuario che testimonia che i meridionali sono dei delinquenti naturali, atavici. Una vergogna che non sposta di un millimetro il nostro capo dello stato (delinquente naturale anche lui visto che è napoletano) impegnato in celebrazioni e festeggiamenti di quell’unità che il 17 marzo 1861 dava il nome di Regno d’Italia al regno di Sardegna. E solo nell’ottica della propaganda anti meridionale che si può leggere e comprendere la persistenza di un orrore come il museo Lombroso di Torino, propaganda cominciata all’indomani dell’occupazione del Regno delle due Sicilie e mai terminata, e lo testimonio sulla mia pelle, sulle discriminanti che ancora oggi sono costtretto a subire soprattutto quando mi dicono: “però non si direbbe che è meridionale”. Accolgo con entusiasmo l’invito del presidente del comitato no-Lombroso Domenico Iannantuoni di testimoniare contro il museo e contro Lombroso, è il minimo che può e deve fare ogni meridionale, ogni uomo onesto, ogni uomo libero, essere sentinella contro l’imbecillità e l’ottusità, contro l’avidità e le prevaricazioni. Non opporsi significherebbe esserne complici. Grazie al comitato no-lombroso, grazie a Domenico Iannantuoni.
ROMA 7-19 FEBBRAIO 2012
Teatro dell'Angelo
Via Simone de Saint Bon n°19, Roma
Tel.06.37513571 - 06.37514258
Per dare una risposta all'arroganza di Bossi e i suoi compari.
Per dire basta al massacro del sud che dura da 150 anni.
Per aprire gli occhi e capire che i guai del sud cominciano nel 1861.
Per dire che siamo felici di aver fatto la ricchezza del nord.
Ma che ora ci siamo stancati di essere sfruttati!
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