martedì 8 novembre 2011

Lettere a Theo


di e con Vania Castelfranchi
letture e racconti tratti dall’epistolario tra Vincent Van Gogh e suo fratello Theo 

Fine '800, lo scenario è quello di epocali cambiamenti sociali che scardineranno per sempre l'idea di lavoro in nome del progresso e della produttività più sfrenati. In questa atmosfera carica di tensione e di miseria il pittore Vincent Van Gogh crea la propria arte tra non pochi momenti di sconforto e sofferenza.
Lo spettacolo prende spunto dall'epistolario fra Vincent Van Gogh e suo fratello Theo: una serie di letture commoventi e appassionate descrivono la situazione di un artista tormentato che per tutta la vita ha portato avanti l'idea dell'arte e della pittura come lavoro produttivo. In un misto fra lettura, improvvisazione e narrazione si ascoltano alcune tra le molte lettere intercorse tra i due. Si attende la morte di Van Gogh, il suo ‘suicidio sociale’ come lo definirà Antonin Artaud, per mostrare la morsa orribile con cui il mondo opprimeva questo grande pittore e ascoltare il senso profondo dei suoi quadri filtrato dalle parole scritte all’amato e odiato Theo.

Sullo sfondo, video-proiettate, ci sono le tele di Van Gogh: i campi, i contadini, i minatori, il riposo e la fatica. La vicinanza alle sfere più basse della società ha garantito a Vincent Van Gogh un punto d'osservazione privilegiato rispetto al concetto di progresso e alle sue degenerazioni. Lo spettacolo si arricchisce anche di un nuovo punto di riflessione, quello artaudiano del “suicidato dalla società”. Così Artaud definisce Van Gogh. L'epistolario con il fratello mette crudelmente in luce questa strada obbligata verso il suicidio: i suoi colori, lamenta Theo Van Gogh –rinomato gallerista dell'epoca- costano troppo, le sue tele sono troppo grandi, i suoi quadri non si vendono abbastanza, la sua arte, insomma non è produttiva. Lettere a Theo nasce all'interno di un centro di salute mentale e, accanto alle parole, c’è la musica della fisarmonica suonata da uno degli ospiti del centro.


NOTE DI REGIA
La lunga riflessione che ha portato alla creazione di questo spettacolo ha scavato il pensiero di Van Gogh recuperandone gli aspetti più sorprendentemente moderni con un riferimento obbligato alla pratica basagliana che ha mostrato come anche nella realtà il lavoro possa essere rivalutante e nobilitante per gli individui e non il contrario. Da qui la contraddizione più grande sulla quale ci si interroga: il lavoratore frustrato rischia di cadere nella follia, ma un folle può essere salvato grazie al lavoro, che recupera così il suo valore più puro e arcaico di pratica fondamentale per se stessi e per la società.
Vania Castelfranchi 
Autore: un’idea di Vania Castelfranchi con letture e racconti liberamente ispirati all’epistolario tra Vincent Van Gogh e suo fratello Theo 
Interpretazione e regia: Vania Castelfranchi 
Musiche dal vivo: Mario D'Orazio
Durata: 60 minuti
Date: Domenica 13 Novembre 2011
Orario: 21.00
Luogo: Associazione Culturale - Teatro Ygramul in via N. M. Nicolai, 14 - Roma
Costo: Tessera associativa annuale 1 euro; quota associativa per l'evento 8 euro

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