giovedì 1 marzo 2012

Hamburger: un monologo dai toni diretti e forti, che trascina lo spettatore nella vita di un ragazzo agitato come il mare.

Quando un attore, e per di più da solo, riesce a trasformare un palcoscenico teatrale in una sorta di vortice dentro cui tirare, senza troppi scossoni, il pubblico, si è di fronte a una pièce ben riuscita.
Hamburger”è un monologo che non annoia mai, è un'auto-analisi che il protagonista fa su se stesso, ma che, automaticamente, coinvolge chiunque lo ascolti.

La storia è abbastanza comune: un ragazzo di strada violento, affetto da disturbo esplosivo intermittente e con una famiglia che c'è ma è come se non ci fosse, si trova per ben due volte a contatto con la realtà del riformatorio. Da qui ne esce solo grazie ad uno psicoterapeuta “alla pari” - Dante – che si siede accanto a lui, gli lascia gli spazi necessari per reagire e non farsi soffocare da sedativi e palliativi e, alla fine, lo indirizza verso la boxe. Il ring diventa così la sua valvola di sfogo: tramite quei pugni, con una traiettoria ben definita, Hamburger incanala la sua rabbia nella giusta direzione.
Quando parla di sé, Hamburger, si paragona al mare in tempesta e questa costante dell'acqua che guida sia i suoi momenti di quiete sia quelli di rabbia estrema è il fil rouge dello spettacolo. La simbologia è evidente: il mare dà tutto e leva altrettanto, così fa la boxe per lui. Togliendolo dalla strada, accompagnandolo a costruire quello che è un rapporto finalmente sano e alla pari con Dante, Hamburger rinasce dal suo stesso mare in tempesta: riesce a pensare al padre, che lo ha ferito più di tutti, anche in modo tranquillo e malinconico. Al contempo però, sembra non bastare mai.
Roberto Galano, attore protagonista, scivola sulla scena tra un Hamburger del passato e uno del presente con capacità e presenza scenica estrema. I numerosi cambi a vista sono svolti tutti con estrema precisione e non pesano sullo spettacolo, sembrano, anzi, parte integrante del testo. Ciò che spicca maggiormente è il linguaggio scelto: contemporaneo e diretto. Si tratta di un modo di esprimersi immediato e rude.
Il lavoro di Galano è evidente: mantiene una verticalità costante nell'interpretazione del personaggio, elemento fondamentale per la buona riuscita della pièce. Inoltre il contatto visivo continuo tra lo spettatore e Hamburger, le interrogazioni a tratti concrete e un parlato figlio della strada e del disagio sociale fanno di questo monologo uno spettacolo degno di nota. Non ci si può dimenticare infatti che è stato finalista al Festival “Le Voci dell'Anima” di Rimini nel 2010 e al Festival “Confine Corpo” di Bitonto.
Dal testo è stato poi realizzato un libro auto-prodotto dal Teatro dei Limoni contenente la stesura originale del copione e, in aggiunta, le interviste agli autori – Leonardo Losavio e Francesco Nikzad –, all'attore e regista Roberto Galano.

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