sabato 21 gennaio 2012

Kohlhaas: Marco Baliani lega per 90 minuti alle sedie gli spettatori del Teatro Eutheca

Vi sono spettacoli che hanno segnato la storia del teatro italiano degli ultimi 20 anni e che ha senso riproporre
perché le nuove generazioni di spettatori possano appropriarsi di un repertorio di esperienze eccellenti. Il Kohlhaas di Marco Baliani, cult del teatro di narrazione, è uno di questi. Nella pièce, tratta da Michael Kohlhaas di Heinrich von Kleist, il protagonista narra la storia realmente accaduta, nella Germania del 1500, di un mercante di cavalli, vittima della corruzione dominante della giustizia statale, divenuto brigante a causa dei torti subiti. La spirale di violenza generata dal sopruso subito dal protagonista offre lo spunto per una riflessione sulla questione della giustizia e sulle conseguenze morali che la reazione dell’individuo all’ingiustizia può comportare.
Una luce gialla avvolge Marco Baliani, vestito di nero, seduto su una sedia al centro del palcoscenico. Non serve nient’altro per dare vita allo spettacolo, se non la brillante musicalità delle parole. Grazie alla sua straordinaria tecnica , alla sua grande presenza scenica, alla propria carica affabulatoria, l’attore-autore riesce a interpretare/raccontare tutti i personaggi del racconto, stregando gli spettatori e tenendoli legati a sé per 90 minuti(!!!). Piccoli colpi di tacco e la sedia e l’uomo si trasformano in un cavaliere, in una zingara, in un esercito; e accanto, dietro e davanti a lui compaiono distese erbose, boschi lussureggianti di conifere e città in fiamme. Favoloso.

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