Un non luogo marmoreo fa da sfondo a quattro ombre che hanno perduto il proprio corpo e la follia è l'unico modo per ricongiungersi ad esso. Follia che prende forma nei corpi dei quattro attori/personaggi diretti da Gino Auriso che attraverso un bizzarro quanto funzionale connubio fra vari personaggi pirandelliani attraversa l'immaginario folle del drammaturgo siciliano.
La follia come strumento di contestazione per eccellenza delle forme illusorie della società che permette all’uomo/personaggio di ricongiungersi con la natura e gli dà l’occasione di scoprire che rifiutando il mondo si può scoprire se stessi. Ma è solo pura illusione, questi contatti tra l’Ombra e l’uomo sono solo momenti effimeri, il legame con le regole della società rimane indissolubile.
Ed allora si scopre il fallimento di Vitangelo Moscarda ("Uno, Nessuno e Centomila") costretto ad accettare una nuova, ennesima, maschera; il fingersi ancora pazzo dell’ Enrico IV; la pazzia come unico mezzo di verità da parte di Ciampa; la dimensione utopica di Cotrone che si contrappone alla piccolezza dei "Giganti della montagna" ed infine il ritorno alla “vita” di Belluca ("Il treno ha fischiato").
La follia quindi come principio fondamentale dell'esistenza con la quale l’uomo cerca di fuggire la sua tragedia.
La bellissima cornice del teatro “Sala uno” e le canzoni di Rino Gaetano, quanto mai azzeccate, completano l’efficace messa in scena di Gino Auriso, nonostante sporadici momenti poco brillanti dettati dal testo troppo prolisso a cui il cast, piacevolmente sopra le righe, riesce comunque a sopperire. In particolare un ottimo Gabriele Linari.
Paolo Floris
Lo spettacolo andrà in scena fino al 27 ottobre al tetro “Sala uno” di piazza San Giovanni.
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